Il dio delle maschere, del fuoco e della rottura dell’ordine
Loki è una delle figure più affascinanti e ambigue della mitologia norrena. Non è semplicemente un dio del male, ma una forza instabile, capace di grandezza e di distruzione, di astuzia e di tragedia. Figlio del gigante Fárbauti e della donna Laufey, Loki appartiene per nascita alla stirpe dei giganti (Jötnar), ma grazie alla sua astuzia viene accolto tra gli Aesir, gli dèi principali di Asgard.
È amico e spesso compagno d’avventure di Thor, ma anche nemico giurato degli dèi che lo hanno ospitato. Loki è il dio del cambiamento, del fuoco, del caos e della trasformazione. È capace di assumere qualsiasi forma: uomo, donna, cavallo, pesce, aquila. Conosce i segreti della magia, dell’inganno e della persuasione, e li usa come un’arma.
Nei miti più antichi, Loki appare come una figura comica, simile al trickster di molte tradizioni mitologiche. Le sue imprese spesso iniziano con una sua malefatta e finiscono con una sua trovata per rimediare.
Un esempio celebre è il furto della chioma dorata di Sif, la moglie di Thor. Per salvarsi dalla furia del dio del tuono, Loki promette di farle creare una chioma ancora più bella dai nani, e nel frattempo scommette la propria testa su una gara tra fabbri, generando la creazione di Mjöllnir, il martello di Thor, insieme ad altri tesori divini.
In un’altra storia, Loki convince gli dèi ad accettare un muratore misterioso per ricostruire le mura di Asgard in cambio della mano della dea Freyja, del sole e della luna. Quando si rendono conto che il muratore è in realtà un gigante che sta per finire il lavoro in tempo, Loki si trasforma in una giumenta per distrarre il cavallo del gigante. Da quell’incontro nasce Sleipnir, il cavallo a otto zampe che Loki partorisce e dona a Odino.
Col tempo, le beffe di Loki diventano sempre più sinistre. Comincia a seminare discordia, invidia e morte. L’episodio più tragico è la morte del dio Baldr, il più amato tra gli Aesir.
Baldr aveva sognato la propria fine. Sua madre Frigg, disperata, fece giurare a ogni creatura del mondo di non fargli del male. Tutti tranne il vischio, considerato troppo giovane per essere pericoloso. Gli dèi, convinti della sua invulnerabilità, si divertivano a lanciargli addosso oggetti che rimbalzavano inoffensivi.
Loki, travestito, scoprì il punto debole e creò una freccia di vischio che consegnò al cieco dio Höðr, guidandogli la mano. Il colpo fu fatale. Quando gli dèi tentarono di riportare Baldr dall’oltretomba, Loki sabotò ogni speranza, condannando l’anima del dio alla prigionia eterna.
Dopo la morte di Baldr, Loki divenne un fuggitivo, odiato e braccato dagli dèi. Secondo la leggenda, si rifugiò su una montagna, dove costruì una casa con quattro uscite per sorvegliare ogni direzione. Di giorno si trasformava in salmone e si nascondeva nelle cascate.
Ma gli dèi lo trovarono. Thor lo catturò mentre cercava di sfuggire scivolando come un pesce. Loki fu incatenato in una grotta, con le viscere del proprio figlio Narfi (trasformato in lupo) e un serpente posto sopra il suo volto a gocciolare veleno eterno. Solo l’amore di sua moglie Sigyn, che raccoglie il veleno in una ciotola, allevia la sua sofferenza. Ma ogni volta che la ciotola si riempie e lei la svuota, una goccia cade sul viso di Loki, e il suo dolore scuote la terra in forma di terremoto.
Ma Loki non resterà incatenato per sempre. Secondo le profezie del Ragnarök, sarà lui a guidare le forze del caos contro gli dèi. Sfonderà le porte del mondo insieme ai suoi figli: il lupo Fenrir, il serpente Jörmungandr e Hel, la regina dei morti.
Nel giorno finale, Loki combatterà il suo ultimo duello contro Heimdall, il custode del ponte Bifröst. I due si uccideranno a vicenda.
Loki rappresenta il doppio volto dell’esistenza: il progresso e la distruzione, l’intelligenza e l’egoismo, l’umorismo e il dolore. È una figura profondamente umana, che ricorda agli dèi — e a noi — che nulla è stabile, che ogni equilibrio contiene il seme della sua rovina.
Senza Loki, gli dèi non avrebbero avuto i loro tesori più potenti. Ma è anche grazie a lui che il mondo finirà.
Nel suo caos, Loki non è solo una minaccia, ma anche una forza di cambiamento. E dopo il Ragnarök, quando il mondo rinascerà, il suo spirito — di trasformazione, ironia e libertà — continuerà a vivere.